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  • Immagine del redattoreA.G. Fadini

Picasso era cattivo! Quindi niente celebrazioni.


Questa brillante proposta proviene da un giornale britannico, il “Guardian”.

Picasso morì nel 1973, perciò si stanno preparando molti eventi per celebrare l’artista e il suo cinquantenario nel 2023.


Il quotidiano londinese, però, non è d’accordo.

Picasso, scrive il critico d’arte del giornale Adrian Searle, è un mostruoso misogino, notoriamente crudele, usurpatore culturale, «vampiro, sociopatico, narcisista che si è lasciato dietro tradimenti e suicidi». Chi ha trattato così male le sue donne non va celebrato.

Aveva problemi psichici, aggiunge il critico inglese, tanto è vero che ha scelto il cognome della madre come nome d’arte, perché era morbosamente attaccato a lei.


Partiamo dal nome.

Picasso in realtà si chiamava: «Pablo Diego José Francisco de Paula Juan Nepomuceno Maria de los Remedios Cipriano de la Santísima Trinidad Ruiz y Picasso». Gli ultimi due nomi sono quelli dei genitori secondo la regola spagnola del doppio cognome.


Come nome d’arte poteva dunque scegliere qualsiasi cosa, anche chiamarsi “Priscilla”, ma “Picasso”, anche su consiglio dei suoi amici, suonava bene. E, come sappiamo, Picasso era un formidabile “commerciante” di sé.


Il problema che pone il Guardian, però, è più serio. Propone di non celebrare l’arte del pittore perché si è comportato male, era violento con le donne e aveva problemi psichici.


A tutti i detrattori di Picasso l’iniziativa va bene, perché non lo considerano nemmeno un artista. Però attenzione: quanti pittori avevano un carattere al limite o avevano problemi psichici?

  • Eliminiamo anche quelli? Parliamo, per esempio di:

  • Leonardo da Vinci: denunciato per sodomia, probabile interesse sessuale per giovani allievi.

  • Michelangelo – misantropo, truffatore, violento e irascibile.

  • Caravaggio: pessimo carattere, violento e omicida.

  • Benvenuto Cellini: pluriomicida.

  • Vincent van Gogh: grossi problemi psichici, autolesionismo.

  • Egon Schiele: molestie su minori.

  • Antonio Ligabue: problemi psichiatrici.

Bisognerebbe chiedere a Adrian Searle come bisogna comportarsi con questi “maestri” della Storia dell’arte (e non sono tutti, ovviamente).


Non ci occupiamo di altre arti come musica, poesia e letteratura, altrimenti l’elenco diventa imbarazzante.


Considerando che Picasso non ha mai subito procedimenti giudiziari, non possiamo adottare il criterio di non celebrare chi ha commesso un reato, perché ci giochiamo alcuni dell’elenco qui sopra, ma Picasso rimane.


Sarebbe utile sapere se Adrian Searle e il suo Guardian hanno proposto di non celebrare Caravaggio e compagni. Ma non sembra sia avvenuto.

Che il criterio sia quello che Picasso gli sta antipatico?


Non possiamo nemmeno trasformare il detto “Genio e sregolatezza”, che tanto piace, in “Genio e regolatezza”, così da avere artisti un po’ matti, ma buoni e dal comportamento immacolato.

In attesa di capire su quali criteri bisogna giudicare vita privata sommandola alla vita artistica, propongo la domanda alla rovescia: se un serial killer (Ted Bundy, Pacciani o Edmund Kemper) si dà all’arte e produce quadri bellissimi, bisogna celebrarlo come artista o no?


Mi viene in mente un verso di Eugenio Montale:

«Non chiederci la parola che squadri da ogni lato l'animo nostro informe…»


Andrea Giuseppe Fadini

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