A.G. Fadini
La Grenouillere, Monet e il senso dell’acqua
Aggiornamento: 24 giu 2021

Siamo nel 1869 a Parigi.
Poco lontano dalla capitale, una ventina di chilometri, c’è un paesino, Bougival, dove la Senna si divide in due creando in mezzo alle due rive un isolotto, denominato Croissy.
Su una delle due rive c’è un ponte e un caratteristico ristorante su una zattera ormeggiata a cui daranno il nome di “Ranocchiaia” (Grenouillere), sia perché ci sono molte rane, sia perché l’isolotto è frequentato da molte donne che chiacchierano e da qui lo scherzoso soprannome.
Proprio qui i due amici Renoir e Monet si stabilirono per qualche mese per dipingere.
A Renoir piaceva riprendere la gioia, i balli e le feste.
Per Monet era l’occasione per dedicarsi alle sue due passioni principali: la luce e l’acqua.
Il piccolo porticciolo, gli alberi maestosi con rami e foglie come grandi pensiline che il sole ricama a raggi e, raggiungendo l’acqua, danno vita a un caleidoscopio senza fine.
Ed è qui che possiamo vedere e comprendere una delle grandi capacità di Claude Monet.
Osserviamo il dipinto da una certa distanza e il senso dell’acqua, le onde tranquille, occupate a riflettere i raggi di luce, sembrano venire proprio verso di noi; potremmo immergerci in questa meraviglia di colori.
E ora andiamo vicino al quadro, a pochi centimetri e… meraviglia! Un quadro astratto. Vediamo pennellate fresche, a tocco immediato, di colore puro e non mescolato, il giallo chiaro, il blu, il verde, ancora il blu scuro, pennellate larghe senza ripensamento e senza ripasso.
Dritte dal pennello alla tela.
È come se Monet conoscesse la segreta composizione dell’acqua, un chimico che prepara gli ingredienti necessari, uno accanto all’altro, e…’ basta un passo indietro e diventa la Senna, acqua di fiume più reale del reale.
Questa è l’essenza stessa della pittura. L’Arte capace di ricreare il senso delle cose.
Questo è il manuale a colori di Claude Monet.