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  • Immagine del redattoreA.G. Fadini

La Grande Onda: la copia originale della riproduzione.


Confesso che il titolo è provocatorio, ma è l’occasione per fare chiarezza su una recente notizia che parla di una vendita all’asta di Christie’s.


Si tratta di una stampa dell’immagine «La grande onda» dell’artista giapponese Katsushika Hokusai assegnata per 2.760.000 dollari.


L’oggetto di questa cospicua vendita sarebbe la “xilografia originale” in “stile” ukiyo-e dell’immagine.


Detta così assomiglia al mio titolo … e allora facciamo chiarezza.



La xilografia è una tecnica di stampa che utilizza un blocco di legno inciso per produrre immagini su carta. Il processo di xilografia prevede la realizzazione di un disegno su un blocco di legno, solitamente di ciliegio, con l'utilizzo di strumenti appositi come scalpelli e punteruoli. I tratti incisi sul legno formano un bassorilievo che viene poi inchiostrato e stampato su carta o su altri supporti.



Quindi parlare di “xilografia originale” cosa può voler dire? Che si tratta di una delle migliaia di stampe prodotte all’epoca dagli artigiani utilizzati da Katsushika? Che è una dei pochi esemplari in commercio? Che è l’ultima rimasta?

È vero che il termine “originale” può assumere diversi significati; dipende dal contesto in cui viene utilizzato. In ambito artistico si parla un'opera d'arte originale quando è un'opera creata dall'artista stesso, senza copie o imitazioni.


Trovo più giusto definire “una delle xilografie dell’epoca” o frasi simili.


Ukiyo-e, termine giapponese che letteralmente significa “immagini del mondo fluttuante”, è un genere di stampa artistica utilizzato tra l'inizio del XVII e la fine del XIX secolo usando, appunto, il sistema di riproduzione xilografico.


Possiamo anche considerarlo “uno stile”, ma per i giapponesi indicava senza dubbio che fosse una stampa, a prescindere dallo stile dell’artista.


Non mi resta che prendere qualche milione di dollari, frequentare Christie’s e approfondire cosa ha venduto.


In attesa di questo evento personale resta la mia simpatia per un “sistema” artistico, mi riferisco a quello giapponese utilizzato tra l'inizio del XVII e la fine del XIX secolo, che ha prosperato vendendo stampe, creando così un rapporto stretto tra tutta la popolazione e gli artisti.


Oggi, purtroppo, un ristrettissimo gruppo di “operatori” (galleristi, critici ad personam, curatori museali compiacenti e collezionisti/speculatori) se la suonano e se la cantano senza alcun interesse a conoscere o ascoltare il giudizio della “popolazione”.

Case d’aste comprese.


Andrea Giuseppe Fadini


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