A.G. Fadini
I veneziani vogliono un nuovo stadio e vendere Giuditta

L’assessore alle infrastrutture del comune di Venezia Renato Boraso desidera dare un impulso allo sport, costruendo un Centro per lo Sport che comprenda lo stadio di calcio e di pallacanestro.
Siccome le finanze veneziane fanno “acqua alta” da tutte le parti, ha proposto di vendere un capolavoro di Gustav Klimt, “Giuditta II”, proprietà del comune.
L’idea era già venuta al sindaco qualche anno fa, ma non se ne fece nulla, anche perché il sindaco era presidente della squadra di pallacanestro e i più maligni pensarono non fosse una proposta disinteressata.
La proposta contraddice un ministro del passato che affermò che “con la cultura non si mangia”, spingendo molte persone che gli hanno creduto a restare ignoranti per poter mangiare.
A quanto pare non solo si mangia, ma si potrebbero costruire anche gli stadi.
Ma il punto è un altro.
È ammissibile vendere il patrimonio artistico comune per fare cassa e costruire altre opere (non artistiche)?
La risposta solletica altri sindaci. A Roma potrebbero vendere il Colosseo e a Firenze il David. A Milano il “Quarto stato” di Pellizza da Volpedo e a Pisa la “Torre” e così via.
Finché ci sono capolavori da vendere i problemi sono risolti.
Dopo si vedrà.
Con una Italia piena di stadi potremmo andare tutti a giocare a palla.
Non sta a me giudicare nessuno e tanto meno chi si fa venire in mente idee come questa.
A me è venuto in mente che forse si potrebbero risolvere i problemi lavorando e amministrando bene, rispettando così il mandato ricevuto dagli elettori.
A meno che non siano proprio loro (gli elettori) a voler costruire uno stadio vendendo “Giuditta”.
Andrea Giuseppe Fadini